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La realtà aumentata

 

L’avanzare della tecnologia ha portato allo sviluppo di un altro metodo di esposizione: la realtà aumentata.

La realtà aumentata combina il mondo reale con elementi virtuali: il soggetto vede il mondo reale “aumentato” da contenuti virtuali.

Una delle importanti evoluzioni della realtà aumentata è che l’integrazione di oggetti virtuali in un ambiente reale avviene il più verosimilmente possibile, dando quindi al soggetto l’illusione della coesistenza di elementi virtuali e reali in un “mondo unico” (Botella, 2010).

L’illusione si mantiene durante tutta l’esposizione, indipendentemente dall’angolazione o dall’altezza dalle quali l’utente osserva.

Il vantaggio principale dell’esposizione in realtà aumentata è la possibilità di manipolare molte delle variabili dello stimolo fobico:

• numero
• movimento
• dimensione
• distanza

• gli scenari di esposizione, per quanto complessi, possono essere interrotti, ripresi o ripetuti per il tempo necessario

• lo stimolo fobico può apparire, scomparire o ripetersi ogni volta che il terapeuta lo ritiene opportuno

• l’ordine di apparizione può essere controllato così come il luogo in cui avverrà l’esposizione.

Differenze tra realtà aumentata e realtà virtuale

 

Esperire un ambiente attraverso la realtà aumentata è fondamentalmente diverso dall’esperire un ambiente virtuale: nell’esposizione con la realtà virtuale il soggetto è completamente immerso in un ambiente virtuale mentre nell’esposizione in realtà aumentata il soggetto non è “trasportato” in una location diversa ma sono gli elementi virtuali ad essere trasportati dentro l’ambiente reale.

Potremmo dire che nella realtà virtuale il soggetto “entra nel mondo virtuale”, mentre nella realtà aumentata è “l’oggetto virtuale che entra nel mondo del soggetto”.

L’esposizione in realtà aumentata, rispetto a quella virtuale, favorisce inoltre “il senso di presenza” inteso come “la sensazione di essere in un ambiente, anche se questo non è fisicamente presente” (Slater, 2009) e il giudizio di realtà (Botella, 2005). Questo avviene perché l’ambiente e gli elementi che il soggetto utilizza per interagire con lo stimolo virtuale sono reali; la persona, inoltre, vede il proprio corpo interagire con gli elementi virtuali.

Studi di efficacia dell’esposizione in realtà aumentata nel trattamento delle fobie dei piccoli insetti

 

In ambito clinico e di ricerca, alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia dell’esposizione in realtà aumentata nel trattamento della fobia specifica degli insetti.

Botella e collaboratori (2005) hanno pubblicato il primo studio su un caso singolo relativo al trattamento di una fobia specifica dai piccoli animali utilizzando l’esposizione in realtà aumentata. Durante il corso dello studio è stata dimostrata sia la capacità degli scarafaggi virtuali di attivare l’ansia nel soggetto che una riduzione del livello di ansia dopo un’ora di esposizione progressiva. Inoltre, sono stati rilevati importanti decrementi della paura, degli evitamenti e delle credenze catastrofiche relative allo stimolo fobico. I risultati si sono mantenuti nel follow-up condotto ad un mese dalla fine del trattamento.

Juan e collaboratori (2005) hanno coinvolto nove soggetti con diagnosi da DSM-IV di fobia specifica in un protocollo espositivo che prevedeva quattro fasi, tutte in realtà aumentata: osservare un numero progressivamente crescente di animali; toccare con la mano un numero progressivamente crescente di animali; guardare sotto quattro scatole per scoprire se vi era o meno l’animale; osservare il terapeuta schiacciare ripetutamente ragni o scarafaggi e gettarli dentro una scatola per poi farlo loro stessi. Lo studio ha dimostrato che l’esposizione in realtà aumentata ha indotto ansia in tutti i soggetti. Il trattamento ha ridotto significativamente la paura e gli evitamenti dell’animale target; dopo il trattamento tutti sono riusciti ad avvicinarsi agli animali vivi e ad interagire con loro.

Botella e collaboratori (2010) hanno pubblicato i risultati di un altro studio in cui hanno testato l’efficacia dell’esposizione in realtà aumentata nel trattamento della fobia specifica degli scarafaggi. In questo studio è stato introdotto un periodo più lungo di follow-up (3/6/12 mesi). Il trattamento è stato preceduto da due fasi di assessment durante le quali sono stati somministrati questionari self-report, sono state indagate le credenze disfunzionali, le reazioni emotive e le condotte di evitamento, ed è stata stabilita una gerarchia espositiva. I dati raccolti hanno dimostrato che l’esposizione in realtà aumentata ha indotto ansia in tutti i partecipanti. Le rilevazioni post-trattamento hanno evidenziato miglioramenti significativi, in tutti i partecipanti, nel livello di paura, nelle credenze disfunzionali e i soggetti sono riusciti ad interagire con scarafaggi reali. I risultati si sono mantenuti ai follow-up.

All’interno degli studi passati in rassegna sono tuttavia individuabili delle limitazioni: tutti gli studi hanno utilizzato il protocollo “one-session treatment” (Hellstrom e Ost, 1995) che prevede un’unica sessione di trattamento per i soggetti con fobia specifica; i soggetti arrivano quindi alla fase espositiva con un livello di paura molto intenso non essendo stati precedentemente desensibilizzati. Inoltre, la ridotta numerosità del campione e l’assenza di un gruppo di controllo potrebbero influenzarne la validità sperimentale. Gli autori stessi sottolineano la necessita che gli studi successivi tengano in considerazione tali variabili.

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